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Andreas Kipar: «Sogno per Milano l'erba al posto dell'asfalto. Trasformiamo via Melchiorre Gioia in un'arteria verde: è possibile!»

17 marzo 2025

Interessante il progetto di decementificazione della città con la riscoperta del verde. Interessante, come noi sosteniamo: decementifichiamo Milano e la dove sotto c'è l'acqua, l'acqua che è parte integrante della storia di Milano, riportiamo alla luce i vecchi Navigli.
Nel caso di via Melchiorre Gioia ci stanno benissimo insieme verde e blu, Navigli e nuove alberature.
ANDREAS KIPAR "TRASFORMIAMO VIA MELCHIORRE GIOIA IN UN ARTERIA VERDE COME GLI CHAMPS-ELYSEES E' POSSIBILE!"
di Marta Ghezzi dal Corriere della Sera del 16 marzo 2025
L'architetto racconta come la città potrebbe cambiare in positivo: «Il futuro va costruito liberando suolo per respirare meglio, vivere meglio, contrastare meglio il cambiamento climatico»
Architetto del paesaggio, urbanista e professore del Politecnico di Milano, Andreas Kipar ha co-fondato lo studio internazionale di progettazione Land (acronimo di Landscape Architecture Nature Development).
Andreas Kipar
Con l’intervista ad Andreas Kipar, inauguriamo una nuova serie di articoli in cui esperti di vari argomenti raccontano che cosa vorrebbero per cambiare in meglio la città.
Andreas Kipar ha una incredibile varietà di espressioni per lo stesso concetto. Essendo tedesco è pragmatico e diretto, subito alla meta, e infatti preferibilmente dice «rompiamolo», o anche «spacchiamolo», con tale enfasi che quasi ti sembra di avvertire in sottofondo il rumore dell’asfalto che si sbriciola.
Dopo quaranta anni di Milano, però, l’architetto è oramai anche un po’ italiano, così senza indietreggiare sulla sostanza, senza diminuirne la portata, in alcuni contesti preferisce usare il termine tecnico, e parla di depavimentazione. Da un decennio è il suo mantra, la sua idea (gentile) di rivoluzione: togliere dalle aree inutilizzate — e non solo da quelle — l’asfalto. «Il futuro va costruito liberando suolo — dice — per respirare meglio, vivere meglio, contrastare meglio il cambiamento climatico».
Per far comprendere il suo sogno per Milano, che definisce «visionario ma fattibile», invita a una passeggiata alla Collina dei Ciliegi, il parco alle spalle della Bicocca (che lui scommette sia conosciuto solo da chi abita in zona). Una salita lenta, in diagonale, questa è la stagione delle fioriture, scusa perfetta per qualche pausa, perché per arrivare in cima si deve compiere un discreto dislivello. In alto, vista mozzafiato sulla città, sulla sua forma, e sguardo puntato su via Melchiorre Gioia.
Kipar spiega la sua visione: «Basterebbe eliminare una parte di manto stradale e ricoprirla di erba, diventerebbe un’arteria verde più bella e sostenibile degli Champs-Élysées». Un sogno, appunto. Lui non ci sta, va avanti, sottolinea, «Zurigo, Francoforte, la stessa Parigi, si muovono in questa direzione, nascono modelli di forestazione perfino a latitudini punitive, una settimana fa ero in cantiere a Riad, in Arabia Saudita, dove stiamo progettando un parco di 75 ettari».
E ancora, «le nostre città stanno inaridendo, una vera resistenza verde necessita di azioni coraggiose, solo piantare gli alberi non è più sufficiente».
Milano, sostiene il paesaggista, ha già dimostrato carattere all’avanguardia, «era industriale, grigia e introversa — ricorda — si è riconvertita, ha portato la natura dove non c’era, Boscoincittà, i Raggi Verdi, il Parco Nord, sono alcuni esempi. La sua nuova verticalità, di cui è tanto fiera, deve ora inserirsi in un panorama orizzontale di aree verdi, connesse una all’altra. È la sfida, è il prossimo step, dotarla di quel continuum naturale che ancora le manca».
Andreas Kipar: «Sogno per Milano l'erba al posto dell'asfalto. Trasformiamo via Melchiorre Gioia in un'arteria verde: è possibile!»
A sinistra, via Melchiorre Gioia a Milano. A destra, gli Champs-Élysées a Parigi
Di nuovo in Melchiorre Gioia. Al sogno. La prima obiezione, tipicamente meneghina, avrebbe probabilmente a che fare con la viabilità. Kipar è preparato, dichiara, «basterebbe sacrificare una corsia, c’è lo spazio per le auto e per un camminamento pedonale. Io immagino una conversione parziale a prato, con qualche alberatura lungo il percorso, dalla Collina dei Ciliegi alla Biblioteca degli Alberi in Porta Nuova. Diventerebbe un asse verde importante, utile a raccogliere le polveri sottili, ad assorbire l’acqua delle grandi piogge, a creare biodiversità e ad aumentare la presenza della fauna. Darebbe nuovo respiro, sarebbe bellissimo e creerebbe felicità».
Ma c’è un secondo appunto, più insidioso: il costo. Kipar non ha tentennamenti, sorride mentre precisa, «non tutti i fondi del Pnrr vengono utilizzati, questo sarebbe il classico progetto che si inserisce timidamente e riesce ad aggiudicarsi quello che è avanzato. Se ci fosse la volontà, potrei anche candidarmi».




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