Riaprire i Navigli
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DALLA STORIA AL FUTURO di Gianfranco Colitti

09 ottobre 2012

Il sistema dei navigli ha un'origine antichissima
ed è stato per secoli uno degli elementi più caratteristici e affascinanti di
Milano. Come è noto, alla loro costruzione partecipò Leonardo da Vinci a cui si
deve l’introduzione di importanti innovazioni strutturali ed ingegneristiche.
Era il 1482 quando Leonardo, appena arrivato a Milano, fu incaricato
da Ludovico il Moro di studiare un sistema che rendesse possibile la
navigazione tra il Lago di Como e Milano. Leonardo progettò un sistema di dighe
finalizzato a risolvere il problema della differenza di altezza per rendere navigabile
il territorio.
Tra il 1506 e il 1513 Leonardo studiò la conca del
naviglio di San Marco. Il suo progetto consisteva nell'allacciare il Naviglio
Martesana alla cerchia interna dei Navigli attraverso due chiuse, a San Marco e
all'Incoronata; in questo modo si sarebbe potuto attraversare la città via
acqua, e collegare quindi l'Adda al Ticino, cosa che poi puntualmente avvenne.
Milano deve molto ai suoi Navigli. Per quasi 800 anni
essi hanno costituito non solo una eccezionale infrastruttura di trasporto a
basso costo, attraverso la quale affluivano le merci necessarie all’economia
cittadina, ma anche un efficiente sistema di regolazione e approvvigionamento
idrico per i bisogni della cittadinanza.
Attraverso il Naviglio venne
trasportato il Marmo di Candoglia, usato per la costruzione del Duomo di Milano e, in tempi più recenti, i
rotoli di carta necessari per la stampa
del Corriere della Sera.
Nel 1929, in pieno periodo fascista, gran parte dei
Navigli vengono interrati e ricoperti cambiando così il volto della città
storica. Ciò avvenne senza grandi contrasti, nel disinteresse generale dei
cittadini e sulla spinta di un’idea di città ormai dominata dall’uso
dell’automobile. Pochi protestarono.
Quello che per secoli era stato un elemento
imprescindibile del paesaggio e del panorama culturale, economico e storico
della città, nonché della sua forma, sparì. E neppure il riferimento alle opere
progettate e costruite dal genio innovatore di Leonardo da Vinci fu sufficiente
per frenare questa tendenza distruttrice.
Con la chiusura dei Navigli, Milano ha subito una
ferita che non si è mai rimarginata e che ha ferito il corpo vivo della città.
Oggi è possibile rimuovere quella ferita. Il progetto della riapertura dei
Navigli è una grande occasione di riqualificazione urbana della città, un
progetto di qualità che restituisce a Milano il suo essere nuovamente città
d’acqua, che guarda al futuro, in pace con il passato. Milano ha bisogno dei
suoi Navigli riaperti, per legare il presente al suo passato e al suo futuro.
La riapertura dei Navigli è oggi possibile e necessaria. Non solo dal punto di vista
tecnico e ingegneristico, ma soprattutto
dal punto di vista urbanistico e paesaggistico. Il Naviglio, che ha avuto un
ruolo cruciale nella vita dei milanesi per oltre ottocento anni, oggi può rappresentare
l’occasione per offrire a Milano una nuova identità e nuove opportunità di sviluppo
connesse al settore turistico e culturale.
L’idea “forza” sta nella straordinaria occasione di
riqualificare la città e la sua immagine. Una eccezionale opportunità per
investire nella qualità, per la realizzazione di nuove attività e di nuove
funzioni, per la costruzione di nuovi paesaggi. Infatti la realizzazione di
quest’opera di architettura e di ingegneria non è solo finalizzata al restauro
del vecchio manufatto, ma al compimento di un grande progetto urbanistico per
la città. Essa non va vista come un gesto nostalgico per la sola riproposizione
di un’opera che non c’è più, essa è invece l’espressione della più profonda volontà di
riqualificazione complessiva della città.


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