Riaprire i Navigli
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DUE ARTICOLI A CONFRONTO da La Voce Metropolitana del 24 ottobre 2017

25 ottobre 2017

“I NAVIGLI: UN CAMBIAMENTO STRATEGICO PER MILANO di Roberto Biscardini” e “PER FAVORE NON RIAPRITE I NAVIGLI di Massimo Cingolani”

I NAVIGLI: UN CAMBIAMENTO STRATEGICO PER MILANO di Roberto Biscardini
Quando dieci anni fa proponemmo di riaprire gli otto chilometri dei Navigli, chiusi dopo il 1929, per ricostruire l’intera rete dei Navigli lombardi, sapevamo benissimo quale fosse l’obiettivo generale dal punto di vista urbanistico ed economico.Un cambiamento strategico per Milano e la qualità della vita dei suoi cittadini. Non una stravaganza architettonica di cui Milano si è già fin troppo avvelenata negli ultimi decenni. Non un’opera di architettura come “novità estetica” per non cambiare nulla, ma un’idea ragionata di città e per la grande città Lombardia. Un progetto per costruire un diverso destino di Milano nel tempo lungo. Un progetto per una Milano dialogante con la sua storia e costruire un futuro non casuale.La riapertura dei Navigli non asseconda quindi il desiderio antiquario di recuperare un ambiente perduto e non è solo la volontà di costruire un nuovo paesaggio: è molto di più.E’ la chiave per conseguire un futuro in cui Milano sia tra le capofila delle città avanzate per l’innovazione. Perché il futuro non aspetta. Un solo esempio: come ha scritto recentemente l’architetto Giorgio Goggi, tutte le grandi città tentano di proteggere dal traffico i centri storici in vari modi basati sulla lotta all’inquinamento e su varie forme di pedaggio. Tuttavia la situazione sta cambiando velocemente: oggi nel mondo sono già in vendita auto elettriche competitive con quelle a motore endotermico, auto all’idrogeno a emissioni zero e il loro uso si diffonderà prima di quanto non s’immagini. L’allargamento delle aree urbane renderà i centri storici appetibili per lavoro, svago e cultura a masse sempre più ampie di cittadini, e questo renderà sempre più necessaria la protezione delle aree centrali delle città.Si avvicina quindi il tempo in cui i centri storici dovranno decidere come funzionare come “città senza veicoli”.Per stare all’attualità del dibattito che si è aperto con la discussione in Consiglio comunale e le proposte del sindaco Sala, bisogna rispondere alla domanda: costa troppo o poco? Riaprire i Navigli è una priorità o no? Intanto il costo in sé non è elevato (stiamo parlando di un costo pari a due/tre chilometri di metropolitana), ma soprattutto riaprire i Navigli non deve essere considerato un costo ma un investimento con benefici economici che potranno essere “catturati” per sostenere le spese di costruzione e di gestione. Un grande investimento produttivo, con importanti vantaggi per la collettività. E’ ciò che anche noi, come il Politecnico, siamo impegnati a dimostrare. Il progetto, adesso, deve essere quindi sviluppato dal punto di vista delle sue problematiche economico-finanziarie, con l’obiettivo da un lato di individuare le opportunità per le quali l’opera possa essere finanziata anche nel quadro di un partenariato pubblico-privato e dall’altro possa non gravare, se non in minima parte o per nulla, sul bilancio comunale di Milano e sulla fiscalità generale. In questa logica non deve essere considerata come una normale opera pubblica da finanziare con le risorse a disposizione e in cassa, un pezzo alla volta, ma utilizzando modelli innovativi di finanziamento non ancora esplorati. Oggi, quindi, la questione prioritaria è la definizione di un completo quadro economico che comprenderà pertanto sia la valutazione dei costi e dei benefici, sia l’individuazione dei possibili ricavi. Anche da questo punto di vista, il dibattito sulle priorità non ha senso. Tenendo conto che questo investimento ha fattori moltiplicatori di ricchezza e ricadute interessanti sul piano occupazionale, riaprire i Navigli è un’opera “giusta” anche socialmente.

PER FAVORE NON RIAPRITE I NAVIGLI di Massimo Cingolani
Si aggira su Milano una magnifica suggestione: quella di riaprire i navigli. Ma essendo la suggestione uno stato d’animo, come tale dovrebbe rimanere per mantenere il suo fascino. Si potrebbe recuperarne una parte,magari in Via San Marco: il “Tombon de San Marc”, una darsena che serviva da porto fluviale, famosa anche come meta di numerosi suicidi, in una prospettiva museale. Una degli elementi che mi lasciano perplesso è di ordine “culturale”, non credo che il livello di civiltà dei milanesi e l’efficienza degli addetti alla pulizia, siano in grado di gestire dei navigli aperti. I navigli, che anche Leonardo contribuì a progettare, avevano una funzione innovativa per l’irrigazione, il trasporto di merci e dal punto di vista militare. Preservare questo spirito leonardesco vuol dire guardare avanti, non farli diventare una spiaggia o un luogo dove bere birra per poi buttarne in acqua le lattine. Corro spesso sul naviglio Martesana, e anche se il luogo ha il suo fascino quando guardo nel canale vedo carrelli dell’Esselunga, e già mi chiedo che senso abbia non riportarlo al supermercato per buttarlo lì, poi pneumatici, sacchetti pieni della differenziata, e, purtroppo, ho visto anche un cane morto. Si potrebbe cominciare a gestire meglio e valorizzare quello che c’è. Ben altre sono le priorità di Milano, un benaltrismo nella sua accezione positiva, a differenza di come spesso è interpretato. Milano ha bisogno di più infrastrutture, soprattutto a livello informatico. Serve più fibra per una copertura veloce di internet, Milano deve guardare al 4.0 .La fibra nella nostra città arriva in teoria ovunque, in realtà spesso si ferma nelle via laterali, in quelle chiuse, in quelle che si intersecano; e gli uffici e i laboratori che sono ubicati anche in quelle zone non hanno una copertura efficiente. Servono infrastrutture di supporto ad una Milano in espansione. Milano sta diventando una città di interesse sia turistico che lavorativo, e per lo sviluppo non va privilegiata solo l’area C. Ad esempio per capire le esigenze di Milano, si potrebbero guardare i feedback dei Airbnb, visto che molti milanesi, per gestire meglio le loro risorse,affittano con questo sistema la casa ereditata dai genitori, oppure la propria abitazione nei periodi di non utilizzo.Al primo posto, soprattutto nelle zone fuori della cerchia, ma non solo, è la pulizia delle strade. Pulizia e arredo urbano sono il primo biglietto da visita di Milano, essendo troppo ovvio nessuna società di consulenza lo può affermare, dire che il re è nudo non giustifica grandi parcelle. Se non c’è già un comitato contro l’apertura dei navigli, ne propongo la costituzione.





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