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I NAVIGLI PER UNA CITTA’ PIU’ NATURALE

20 dicembre 2017

I NAVIGLI PER UNA CITTA’ PIU’ NATURALE
di Roberto Biscardini
Presidente dell’Associazione Riaprire i Navigli
Nel prossimo numero di Effetto Benessere

Molte città al mondo investono in qualità urbana nella prospettiva di trasformare città post-industriali e post-terziarie in città “naturali”, meno congestionate, con minore densità nei centri urbani, meno conurbate al loro intorno, più verdi e con nuovi paesaggi.
E’ in questa logica che pensammo dieci anni fa di riaprire i Navigli a Milano, da Cassina de’ Pomm alla Darsena, per riaprire quelli che furono chiusi a partire dal 1929. Otto chilometri in Milano, tratto centrale della grande rete regionale dei Navigli Lombardi ancora esistenti.
Otto chilometri urbani pensati per cambiare e riqualificare Milano e renderla contemporaneamente più moderna e più vivibile.
Questo è il significato più profondo di un progetto che riscopre Milano città d’acqua e investe in una infrastruttura idraulica passante dentro la città, nuova rete navigabile.
Un progetto per Milano, ma anche per la grande “città Lombardia”, per riscoprire il valore del rapporto tra città e campagna e per portare dentro la città gli straordinari paesaggi della regione e dell’Adda in particolare.
I paesaggi leonardeschi della “madonna delle rocce”, insieme ai paesaggi agricoli e rurali della Martesana.
Per restituire la Cerchia dei Navigli all’acqua come lo era un tempo. Sacrificando il traffico urbano, in una prospettiva che va comunque già nella direzione di una radicale riduzione della congestione. I Navigli riaperti riorganizzeranno la città alla quota zero, cambieranno i comportamenti dei cittadini e cambieranno le funzioni urbane, estenderanno tutte le pedonalizzazioni possibili restituendo buona parte della città ai pedoni. Amplieranno le zone pubbliche, aumenteranno quelle verdi, nella prospettiva in cui già fra pochi anni le nuove tecnologie per la mobilità tenderanno a diminuire il traffico privato senza bisogno di coercizioni e di ecopass.
Consideriamo quindi il progetto di riaprire i Navigli un grande progetto ecologico, verso una “città senza veicoli”, l’infrastruttura portante di un possibile parco lineare che collega il lago Maggiore e il lago di Como, attraverso al rete dei Navigli, al Ticino di Pavia e al Po.
Quindi, come spesso ripetiamo, riaprire i Navigli non è un’opera di antiquariato urbano. Può solleticare la memoria del passato, ma non deve essere un’opera nostalgica, perché la Milano dei Navigli, quella delle bellissime cartoline di un tempo, non esiste più, né dal punto di vista architettonico, né dal punto di vista economico.
Attraverso la memoria dell’acqua, di una Milano che fin dai tempi dei romani è nata sull’acqua ed è stata attraversata non solo dai Navigli ma da numerosissimi altri corsi d’acqua, (visibili a cielo aperto fino alla fine del ‘800) l’obiettivo del progetto è quello di una nuova modernità, non un’opera “pittoresca”, ma un’opera che produrrà positive trasformazioni ambientali e sarà secondo noi il simbolo di Milano dal 2030 fino ai secoli a venire.
Se i milanesi lo vorranno, si faranno il dono di riavere i Navigli, quelli che hanno resistito nel centro della città dal 1400 in poi.
E così la “fossa interna”, che è stata per secoli il cuore pulsante della città, collegando luoghi di lavoro, parchi e giardini, monumenti della manificienza civile, ritornerà ad essere tale.





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