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IL DOSSIER NAVIGLI RIAPERTI «COSÌ DIMEZZIAMO I COSTI» di Rossella Verga – Corriere della Sera

15 marzo 2017

IL DOSSIER NAVIGLI RIAPERTI «COSÌ DIMEZZIAMO I COSTI»
Un patto pubblico-privati per le risorse, interventi anticipati su Zone 30 e viabilità. Il conto delle associazioni ambientaliste: un impegno di 200 milioni (anziché 400). «Subito l’elenco delle opere necessarie»
di Rossella Verga
Il sogno di riaprire i Navigli potrebbe essere più vicino con un abbattimento dei costi. Finora il Politecnico ha ipotizzato una spesa di circa 400 milioni, ma la cifra, secondo alcuni esperti che da un decennio studiano la possibilità, potrebbe essere ridotta di molto uscendo dalla logica dell’opera pubblica tradizionale e con alcuni aggiustamenti rispetto al percorso tecnico immaginato. E tra i timori degli esperti c’è quello che la realizzazione del «tubo» (la cosiddetta «connessione idraulica») per separare le acque pulite della Martesana da quelle meno pulite del Seveso, correndo sotto il tracciato antico dei Navigli e consentendo in prospettiva di creare delle «piscine» in San Marco e in Francesco Sforza, possa sviare dall’obiettivo di dare alla città un lungo canale navigabile da Cassina de’ Pomm alla Darsena, a sua volta in collegamento dal lago di Como a Venezia.
Il Comitato scientifico istituito da Palazzo Marino per arrivare a un progetto con costi e tempi definiti, di cui fanno parte esperti, docenti del Politecnico, tecnici del Comune e della Metropolitana milanese, si è riunito per la prima volta e nelle prossime sedute comincerà ad entrare nel merito di tutte le questioni sul tavolo. Uno dei punti da sviscerare è quello dei costi, per qualcuno «eccessivamente enfatizzati». Le opere essenziali, secondo una tesi non isolata, sarebbero infatti quantificabili in poco più di 200 milioni, ai quali sono stati aggiunti esborsi per progettazioni ulteriori, cantierizzazioni, interventi provvisori per la viabilità, imprevisti vari e Iva che fanno lievitare e quasi raddoppiare la cifra.
Molte di queste voci, però, secondo docenti, esperti di idraulica e ingegneri potrebbero essere ridotte. Come? In generale pensando all’opera non come un puro investimento pubblico, ma come un modello di partenariato pubblico-privato. E ancora: utilizzando le procedure speciali che sono state usate per Expo, con riduzione di tempi e costi.
Anche sui lavori ci sarebbero margini di tagli. Per esempio, intervenendo subito in maniera decisa su tutto l’ambito viabilistico, anticipando il disegno definitivo del senso unico lungo il Naviglio da Sud a Nord, rallentato come una grandissima zona a 30 all’ora, per un risparmio stimato di circa 55 milioni rispetto ai vari interventi provvisori.
«Il progetto di riaprire i Navigli va affrontato con coraggio e non è né troppo difficile né troppo costoso», sostiene Roberto Biscardini, presidente dell’associazione Riaprire i Navigli. «I costi stimati dalla nostra associazione sono di 200 milioni — dice — tante opere messe nel conto dei 400 milioni non sono così necessarie». L’associazione presieduta da Biscardini sta studiando le modalità finanziarie che potrebbero rendere sostenibile il progetto, «destinato a portare ricchezza e attrattività alla città».
E l’associazione «Riaprire i Navigli» legge con preoccupazione anche tra le righe della delibera che ha istituto il comitato scientifico, con la priorità dello studio della «connessione idraulica». «Un tubo sotterraneo per una spesa inutile di 30 milioni rischia di allontanare la riapertura vera dei Navigli — attacca Biscardini — Realizzare un canale per portare l’acqua in qualche vasca in mezzo alla città non ha senso: il progetto importante riguarda la navigabilità delle acque lombarde».


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