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INVESTIRE SUI NAVIGLI PER L’AMBIENTE DELLA CITTA’ NUOVA di Roberto Biscardini - 4 maggio 2020

04 maggio 2020

I contributi di Riaprire i Navigli sul tema: I NAVIGLI E MILANO DOPO IL CORONAVIRUS

3 di Roberto Biscardini - 4 maggio 2020
INVESTIRE SUI NAVIGLI PER L’AMBIENTE DELLA CITTA’ NUOVA

Il progetto di riaprire i Navigli a Milano è stato pensato, da sempre, come un grande progetto di riqualificazione urbanistica alla scala urbana e regionale, oltre che un progetto con un forte impatto ambientale. Più si pensa e più si elabora, la visione originaria sostenuta da una forte strategia territoriale si caratterizza sempre di più come un grande progetto ecologico. L’unico che Milano realizzerebbe dal dopoguerra ad oggi. Non un progetto per riempire i vuoti, tutti i vuoti (dalle aree dismesse degli anni ’80 agli scali ferroviari oggi), ma un grande progetto di riequilibrio ecologico in grado di promuovere mutamenti progressivi e indurre nuova qualità.
Di fronte a questo scenario “largo”, di nuova civiltà urbana, impressiona la ristrettezza della visione politica attuale.
Per stare all’immediato tutto lascia intendere che Milano colga l’occasione del coronavirus per spingere sull’acceleratore di vecchie ideologie, non andate mai e per fortuna del tutto in porto, anziché aprirsi ad una prospettiva nuova. Cosa dice e cosa propone il Comune oggi 4 maggio 2020: “stringere le strade per rendere più difficile la circolazione, nella speranza che questo riduca il numero delle auto circolanti”. Non contando invece che anziché diminuire il tasso di circolazione possa aumentare e di molto la congestione e la incidentalità.
E questa stessa strategia è enunciata con questo altro messaggio: “meno auto, piste ciclabili, vita di quartiere e aumento degli spazi esterni su strada per bar e ristoranti”.
Esattamente quello che è stato fatto in questi anni, adesso lo si farebbe con più coraggio. Senza il conforto di un dibattito pubblico, senza il conforto di un consenso vero. E si aggiunge, siccome riducendo la capacità dei mezzi pubblici aumenterà l’uso dei mezzi privati, si cercherà di correre ai ripari, andando alla ricerca di nuovi posti per lo stazionamento degli autoveicoli. Dice il sempre il Comune “c'è una proposta in più su cui vogliamo lavorare: ci son tanti parcheggi privati (centri commerciali, grandi aziende ecc.) che resteranno vuoti a lungo, possiamo censirli e verificare chi di questi può essere messo a disposizione dei cittadini per ridurre il numero di auto in sosta su strada pubblica fornendo una valida alternativa”. Peccato che il tema è stato volutamente sottovalutato per decenni, contrastando la realizzazione di parcheggi in struttura per i residenti e a rotazione, e non realizzando nemmeno un posto in più nei parcheggi di corrispondenza ai confini della città. Peccato che dalla giunta Moratti, passando per quella di Pisapia e oggi con Sala, si è impedita in tutti i modi la realizzazione di parcheggi interrati, che oggi sarebbero utilissimi. Ma naturalmente nessuno oserà mettere in discussione un città che ancora vuole crescere in altezza e senza identità.

E non è neppure un caso se proprio tra coloro che contrastano il progetto di riapertura dei Navigli, e naturalmente anche la possibilità di riportare in futuro a cielo aperto ulteriori corsi d’acqua che negli ultimi cento anni sono stati via via interrati, ci siano i difensori del traffico privato fuori controllo e dello stazionamento a raso lungo i marciapiedi e non solo.

Sono partito da qui, perché tra i tanti che dietro la frase fatta ”nulla sarà come prima” e tra coloro che forse con più cognizione di causa si pongono il problema di una città diversa, meno congestionata, meno densa, più verde, più vivibile e quindi persino meno urbanizzata e meno abitata, non ho sentito né un “grande” architetto, né un amministratore pubblico riparlare in questi giorni (in cui il dibattito si sta riaprendo) del progetto dell’apertura dei Navigli. E sì che la Regione Lombardia ha stanziato una prima tranche consistente di finanziamenti per la realizzazione di infrastrutture.
Ma a quali infrastrutture stanno pensando? La solita Pedemontana? Ma se non si pensa adesso alla realizzazione di importanti infrastrutture ecologiche, quando lo si farà?
In sintesi, non è ancora chiaro che, se si vuole veramente ripartire con un piede diverso dal passato, bisogna cambiare pagina e definire al più presto un grande piano di investimenti qualificati di carattere ecologico. Un grande progetto per la realizzazione di nuovi spazi verdi e pedonali, un piano concreto per la riduzione delle emissioni di Co2, un piano per la mobilità alla grande scala metropolitana e regionale, e tra questi affrontare con urgenza il progetto ecologico per eccellenza, quello della riapertura dei Navigli. Il solo in grado di dare a Milano una nuova identità, diversa da quella della Milano ricca e per pochi, quella della qualità per tutti. Percepibile da tutti come il vero segnale di cambiamento.

Un investimento per la qualità della vita, per una vita diversa e migliore rispetto a quella che ci dobbiamo lasciare alle spalle. Un’alternativa al vero pericolo che incombe su di noi. E cioè quello che senza una visione diversa della città e per una qualità urbana che oggi manca, l’egoismo, l’affarismo e il denaro ritorneranno a farla da padroni. Pronti lì ad aspettare il momento migliore per ripartire “alla grande” da dove eravamo rimasti. A suon di grattacieli, per restituirci una città sempre più diseguale. Diseguale tra chi può e chi non avrà più nulla da mettere in gioco. Tra chi si può permettere un “bosco sul balcone” e chi sarà costretto a vivere, senza più nulla, senza lavoro e in povertà, in pochi metri nelle nostre periferie. Investire nell’ambiente è l’unico modo per dare di più a chi ha meno. Per dare a tutti in egual misura. E’ come investire in sanità e in cultura. Ed è l’unico modo per cercare di vedere il mondo da un'altra angolatura.

Ecco perché intorno al progetto dei Navigli è possibile realizzare un primo grande intervento egualitario per l’oggi e per il domani. Fatto per altro di tanti altri interventi al contorno, di spazi verdi, spazi aperti, spazi di vera socializzazione (in un momento in cui desideriamo uscire dal distanziamento sociale). Il progetto per una Milano e una regione che sa confrontarsi con il tema dell’acqua, del verde e dell’ambiente in modo nuovo, non minimalista e non massimalista.




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