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LA QUERELLE DI LUCA BELTRAMI GADOLA CONTRO ROBERTO BISCARDINI, NON SENZA EQUIVOCI E IMPRECISIONI

21 agosto 2018

Luca Gadola in un post pubblicato due giorni fa sulla sua pagina facebook, commentando l’intervento di Roberto Biscardini all’assemblea di Sala Alessi del 18 luglio, ha attribuito a Biscardini un confronto tra il valore simbolico della Scala e quello dei Navigli, dicendo testualmente: “Roberto Biscardini, uno dei promotori, contestando chi sostiene che la riapertura dei Navigli non sia una delle priorità per il Comune ha detto che l’operazione ha lo stesso valore simbolico della ricostruzione della Scala che il Sindaco Greppi avviò subito dopo la Liberazione.” E da qui concludendo: “Se avevamo bisogno di un termometro che misuri la serietà dei proponenti, adesso lo abbiamo”.
Attribuendo così a tutti i sostenitori dell’apertura dei Navigli la patente di poca serietà. Compreso i 451.000 che votarono sì al refrrendum del 2011.
Ma sulla frase di Biscardini, Gadola ha costruito delle vere e proprie interpretazioni a suo uso e consumo, attribuendo un paragone sul valore dei simboli di Milano che Biscardini non ha assolutamente affrontato.
Rispondendo alla discussione che ne è seguita Biscardini ha infatti avuto modo di chiarire: “Io non ho assolutamente confrontato la Scala con i Navigli e nemmeno il loro valore simbolico, ma il rapporto tra il recupero della Scala e le priorità di allora, con la riapertura dei Navigli e le priorità di oggi. A dire: giusto è stato restaurare subito la Scala allora, giusto riaprire i Navigli oggi. Ripetendo che se si fosse seguito il banale criterio delle priorità relative ai bisogni pregressi, coloro che oggi invocano altre priorità per non fare i Navigli, così avrebbe invocato le priorità di allora (per la verità ancora più drammatiche di oggi) per non restaurare la Scala e fare altro. Un esempio. Tra i tanti possibili.
Gadola per forzare la mano ha introdotta persino qualche nota di natura politica del tipo: “La Scala fu distrutta dai bombardamenti e non dai milanesi (che invece hanno interrato i Navigli ); la Scala era ed è un simbolo mondiale di Milano, i Navigli non lo sono.” Ed anche su questo si potrebbe discutere persino sul piano storico.
A noi risulta che la Scala fu bombardata dagli alleati inglesi, i Navigli furono chiusi dal Governo fascista per soddisfare il comitato degli interessi immobiliari di allora.
Ma lasciamo perdere. Avremo tempo per ricostruire come, quando e chi iniziò i lavori di messa in salvaguardia della Scala e chi iniziò i lavori di ricostruzione.
Tra tutti messaggi che abbiamo avuto pubblichiamo qui di seguito quello di Giuseppe Zago: “Ho scritto, in precedenza, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, e qui, chi non vuol sentire è il sig. Beltrami Gadola. La riapertura dei navigli non è altro che un progetto di ampio respiro che apre la strada alla Milano del futuro, la proietta in avanti e la mette al pari con molte città del mondo che agiscono per portare la società verso un mondo più "sostenibile" che si apre a tutte le sperimentazioni di energie rinnovabili e pulite. Il sig. Beltrami Gadola dice che non ci sono ragioni per riaprirli, ce n'è una, sola, banale, una idea della Milano possibile nel 2030, 2050. È un progetto che investe il centro, le periferie, l'area vasta della città metropolitana, gran parte della Regione. Otto km di navigli possono rimettere in moto un processo di vasta portata. Le "cosiddette priorità" sono importanti ma sono "spesa corrente", il compito di ogni buona amministrazione, non sono un progetto per Milano. Con la riapertura si parla di riqualificazioni urbane, si parla di ricadute economiche positive, di attività, di attrazione turistica ma anche per tutti i cittadini. Milano e i milanesi sono sempre stati un passo avanti, guardavano e guardano oltre, anche la chiusura dei navigli guardava oltre, ad un futuro industriale, ad un futuro che si é rivelato effimero, 100, 150 anni contro i secoli che hanno visto i navigli. Ora, molti milanesi tornano a guardare avanti, 2030, 2050, orizzonti temporali che il sig. Beltrami Gadola non sembra in grado di immaginare. Una città che parla di orti urbani, che vuole valorizzare l'agricoltura di prossimità, dove l'industria non esiste più e chiede una città diversa, più salubre, più bella. Oltre le critiche, oltre i no, tipici di una "certa sinistra", ce l'ha, il sig. Beltrami Gadola un progetto che porti Milano nel 2030? 2050? Un progetto ampio, che sappia immaginare una città vivace, vitale, sana, una regione veloce e lenta, un'idea che sappia far sognare, ce l'ha? Restiamo in attesa.”
Gli altri seguiranno per chi vorrà.



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