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LE OSSERVAZIONI DELL'ASSOCIAZIONE AL PIANO ARIA E CLIMA DEL COMUNE DI MILANO del 23 febbraio 2021

23 febbraio 2021

Azione 1.8.1 Bilancio Ambientale Integrato
OSSERVAZIONE
In riferimento all’Azione 1.8.1 si propone di integrare il progetto di riapertura dei Navigli per consolidare il “Bilancio Ambientale Integrato”.
A questo fine si osserva quanto segue.
Se la prima finalità di un Bilancio Ambientale Integrato è ampliare il più possibile il quadro di informazioni derivanti da statistiche o monitoraggi, studi e analisi  e offrire sempre più elaborazioni e disaggregazioni atte a monitorare il progresso delle politiche dell’Amministrazione, anche in funzione di trasparenza verso cittadini e stakeholder, allora risulta incomprensibile l’assenza di ogni riferimento al progetto di riapertura dei Navigli e al ruolo che essi possono svolgere, insieme al recupero di alcuni tratti dell’intera rete idrica minore, quali fattori strategici di rigenerazione ambientale anche in riferimento alle interrelazioni fra acqua e clima.

Con questa osservazione al Piano Aria e Clima l’Associazione Riaprire i Navigli sottolinea come, per raggiungere gli obiettivi che l’Amministrazione comunale vorrebbe darsi per migliorare la qualità dell’aria e del clima, questa omissione rappresenti un’incongruenza e una lacuna grave, sintomo dell’incapacità dell’Amministrazione stessa di coordinare politiche e integrare le azioni per il miglioramento della qualità ambientale della città, a partire da sinergie realmente operative con gli obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile dell’ONU (punti 6, 7, 9, 11, 14, 15).

A sostegno della necessità di integrare il Piano Aria e Clima con il progetto di riapertura dei Navigli si pongono cinque questioni di fondo.

1 - Quel che lascia più perplessi nel Piano è come le politiche di intervento previste si riducano ad un ambito sostanzialmente comunale perdendo di vista il ruolo che, anche per le politiche di miglioramento dell’“aria” e del “clima”, spetti al Comune di Milano affrontare il vasto ambito territoriale alla scala metropolitana per le evidenti interconnessioni tra Milano e il suo intorno. Non solo il miglioramento dell’aria e del clima non è circoscrivibile ai soli confini comunali, ma deve essere parte fondante di una visione ecosistemica dello sviluppo: ambientale, territoriale, sociale. Quindi, anche il tema delle acque, dei Navigli e delle reti idriche va colto alla scala sovracomunale metropolitana o regionale ed è incomprensibile tale sottovalutazione.

Inoltre, non dedicare neppure una riga delle 968 pagine del Piano al tema dei Navigli mette in discussione di per sé la bontà del Piano, ma anche in modo contraddittorio mette in discussione l’impegno svolto negli ultimi dieci anni dall’Amministrazione comunale quando, dopo il referendum del 2011, sono state conseguenti le azioni che hanno portato agli studi di fattibilità per la riapertura dei Navigli milanesi.

Questa sottovalutazione del ruolo che possono svolgere i Navigli e la rete idrica a livello urbano e metropolitano è la controprova di come il Piano si componga di azioni diverse tra loro correlate, l’una slegata dall’altra, senza che il loro insieme definisca una strategia da cui si capisca quale sarà il futuro assetto di Milano e della Città Metropolitana.

2 – Riaprire i Navigli, ripensare all’uso della rete idrica minore, ripensare in modo strutturale le interrelazioni fra acqua, fattori biotici e abiotici, significa promuovere in modo strutturale e concreto l’abbassamento della temperatura della città favorendo la circolazione dell’aria e un abbassamento delle temperature in virtù del movimento dell’acqua corrente dei Navigli, oltre che favorire processi di crescita della biodiversità, con beneficio generale del benessere umano, nonché molto più semplicemente significa promuovere altre attività virtuose come l’uso delle acque del Naviglio come risorsa da utilizzare anche per l’irrigazione dei parchi e del verde urbano di prossimità, invece di utilizzare l’acquedotto cittadino con risparmio energetico e senza alcuno spreco di acqua potabile.

3 – La riapertura dei Navigli consente di avviare finalmente a Milano una politica per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici mediante pompe di calore nella prospettiva di una città Carbon Zero. Esempio virtuoso nei confronti delle altre città.

Prendere acqua dai Navigli e dal reticolo idrico minore riaperto e dalla falda e restituirla attraverso il reticolo idrico, costituisce una sola azione strategica, complessiva, capace di migliorare l’ambiente garantendo cospicui vantaggi economici nelle casse del Comune e agli utenti (come è già emerso dai lavori e dal calcolo costi-benefici di MM sulla riapertura dei Navigli).

Ma di questo nel Piano non c’è traccia.

4 – Per quanto riguarda l’obiettivo della diminuzione del traffico al fine della riduzione dell’inquinamento atmosferico, ancor prima di guardare al 2030, come fa il Piano, con politiche che riguardano la chiusura del centro storico alle auto che non siano elettriche, l’idea della città dei 15 minuti nella quale in 88 quartieri si dovrebbe muoversi a piedi o in bicicletta e che riguardano la riduzione del 50% dell’accessibilità con mezzo privato, mortificando la natura dell’abitare contemporaneo, non si capisce perché non si assumano le indicazioni già emerse per una diversa riorganizzazione del traffico e degli stazionamenti, proprio conseguenti al progetto di riapertura dei Navigli, come già indicato dai documenti allegati allo Studio di fattibilità redatto dal Politecnico di Milano per la riapertura dei Navigli stessi e come già indicato nel Piano Particolareggiato del Traffico del Centro Storico del 2005, con particolare riferimento ad una nuova politica per la logistica delle merci che oggi incidono in modo rilevante sulla qualità dell’aria.

5 – Pertanto la critica che l’Associazione muove alla concezione di questo Piano Aria e Clima è che esso sembra nascere da un contesto che non tiene conto delle energie già spese dall’Amministrazione comunale per fare del progetto di rigenerazione dei Navigli a scala urbana, metropolitana e regionale, l’elemento strategico e il motore della rigenerazione del capitale naturale (piano per la biodiversità 2030, piano inquinamento Carbon Zero), della rigenerazione del capitale fisico (piano per la rigenerazione urbana, riqualificazione energetica, revisione metabolica delle attività, piano dei trasporti) e rigenerazione del capitale umano (nuovi modelli di governance e di diffusione della cultura).

Trascurare il progetto Navigli di cui per altro l’Amministrazione comunale di Milano è di fatto promotrice, vuol dire abbandonare un progetto di trasformazione della città come elemento di riconciliazione del proprio territorio verso la risoluzione del conflitto ormai evidente tra antropizzazione e ambiente.

 





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