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MA C'E' IL DEGRADO DEI NAVIGLI ESISTENTI di Simone Chiodo, riceviamo e pubblichiamo

16 ottobre 2012

Il progetto presentato da Biscardini per riaprire i navigli nel cuore di Milano ed oltre e' positivo al di là della realizzazione (che si spera possibile), ci sottopone anche ad ripensamento complessivo sulla vita nella città di Milano.
Una città che potrebbe scorrere parallelamente all'acqua con altri ritmi ed altri suoni, che potrebbe riscoprire nuove vie di comunicazione e quindi nuovi mestieri e nuove economie.
Abbiamo bisogno di ripensare la città con nuovi modelli e l'appuntamento nel 2015 con l'Expo crea qualche possibilità.
In ogni caso il presente e' pieno di dubbi e difficoltà. Bisogna considerare che nell'area cittadina dove i navigli sono ben presenti e utilizzati si assiste ad una incapacità gestionale dell'area avvilente. I residenti sono scontenti, i commercianti arrabbiati, i turisti numerosi e spesso impressionati dal degrado e dall'abbandono.
Dobbiamo tener presente che questa area risulta una delle cartoline più utilizzate di Milano, nei film negli spot pubblicitari nelle foto nei dipinti dei pittori di strada, questo appare ancora più stridente con la realtà che spesso si incontra in queste sponde.
Alcuni tratti dei navigli sono disconnessi e con il plateatico dei marciapiedi ad uso dei commercianti si rischia di cadere sul selciato. L'immondizia che durante il mercatino mensile a mezzogiorno supera i livelli di decenza (almeno diecimila persone raggiungono l'area).
Spesso gli avanzi delle bisbocce serali vengono lasciate per giorni prima di venir rimosse, parlo soprattutto di bicchieri rotti ed altro.
La pattumiera naviglio dove viene gettato di tutto e la rimozione diviene complessa (qualcuno dovrà occuparsene), il passaggio delle auto residenziali osteggiato dai pedoni poco chiaro agli stessi vigili, i ponti terra di nessuno, i commercianti che lamentano al comune un atteggiamento vessatorio e invasivo (sul plateatico) le biciclette legate ogni dove, non esiste una rastrelliera!
La pista ciclabile invasa dai pedoni, la strada pedonale invasa dai ciclisti, ciclomotori parcheggiati dove possibile spesso sui marciapiedi, e via di seguito, si potrebbe andare avanti ma credo di aver reso un'idea.
Risolvere questi problemi diventa molto complicato perché dell'elenco sopra citato vengono chiamate in causa oltre quattro entità di controllo e gestione, non posso esser preciso perché potrei esser smentito.
Abbiamo: il Comune di Milano, il Demanio, l'Amsa, l'Associazione Navigli ed altre ancora, ci si può divertire a trovare l'abbinamento giusto alle responsabilità, un bel rompi capo.
Lanciarsi nei progetti futuri è uno stimolo forte, ma ignorare la Babele presente non è possibile, quando non vi è certezza sulla gestione non vi è soluzione al problema.
Credo che questo sia il risultato della deriva federalista vista in una piccolissima area, il moltiplicarsi di entità senza un coordinamento generale.
Il problema e' nazionale ma tentare di affrontarlo nel cuore di Milano dovrebbe fungere da volano per intraprendere nuovi progetti come la riapertura ampia dei navigli.
Creare una gestione unica in grado di ascoltare le persone e le società controllare il territorio e proporre soluzioni.
In questi momenti così complessi e difficili serve uno sguardo più ampio più strategico più forte, per guardare con ottimismo il futuro.
 


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