Riaprire i Navigli
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MILANO CITTA’ D’ACQUA Entro il 2021 la Conca di Viarenna, entro il 2026 riaprire i Navigli chiusi, subito recuperare la grande rete dei canali sotterranei una volta a cielo aperto. di Roberto Biscardini per ECOIDEARE

23 luglio 2019

Tutte le più importanti città del mondo hanno capito che la loro credibilità e la loro capacità di competere a livello internazionale passa dalla questione ambientale e dalla capacità di investire in qualità urbana attraverso interventi sul paesaggio e l’acqua.

Un fattore decisivo, per nuova qualità della vita, per nuovi paesaggi, per un diverso uso di città e per una città sempre più pulita.

Come? Attraverso investimenti, interventi, azioni e progetti per la valorizzazione dei propri corsi d’acqua. Per riaprire canali interrati e tombinati, per perfezionare la rete di canali esistenti a cielo aperto ed anche costruendone di nuovi.

Da qui si è partiti a Milano dieci anni fa quando alcuni di noi (ritenuti pazzi e visionari) iniziammo a prospettare (allora ritenuta un’utopia) la riapertura degli otto chilometro di Navigli che, passando per secoli nel centro storico della città, erano stati chiusi del 1929 ai primi anni ’60. Chiusi per fare posto alla città delle automobili.

Otto chilometri coperti e tombinati che hanno interrotto la secolare navigazione dall’Adda a Pavia (più precisamente dal Lago di Como a Venezia), passando per Milano e per il suo porto, la Darsena.

L’idea di allora ha fatto negli anni molti però importanti passi avanti. Prima di tutto nella coscienza dei milanesi e dei lombardi, poi nelle amministrazioni locali. E’ stata recepita dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia ed è entrata adesso nella fase della progettazione preliminare. Un po’ ti tempo è stato perso, ma tra mille incertezze e poco coraggio, dovremmo essere ora sulla strada giusta.

Ma secondo un programma e uno scadenziario definiti dalla Associazione Riaprire i Navigli si può fare subito ancora molto di più. Sia per la definizione di un progetto architettonico dei Navigli, sia per un progetto di città più definito e complessivo, sia per perfezionare il relativo progetto finanziario, ben sapendo che i soldi a Milano non mancano.

Infatti, Milano, che già oggi è riconosciuta da molti come la “città dei Navigli” (anche se quelli centrali sono stati chiusi) potrà presto, dentro questa idea, insieme urbana e regionale, ritornare ad essere la “Milano città d’acqua” di un tempo.

La città che riscopre il senso della sua anima, della sua storia e della sua essenza, riscoprendo il senso e la bellezza delle sue acque. Come? Muovendosi con chiarezza e determinazione in questa direzione, con una visione di città diversa da quella che ha  prevalso negli ultimi decenni. Facendo del tema della “città d’acqua” il punto centrale di una nuova strategia urbana (non uno dei tanti). L’oggetto e il mezzo per una straordinaria quanto innovativa trasformazione urbanistica. Non solo la città dei grattacieli e del mercato, ma anche la città pubblica, più bella e più vivibile attraverso il recupero all’uso pubblico molte parti della città.

Entro il 2021 si può riaprire la conca di Viarenna in via Conca del Naviglio, come estensione dello specchio d’acqua della Darsena. Entro il 2026, in coincidenza con le Olimpiadi, si potranno riaprire gli otto chilometri mancanti da Cassina de’ Pomm alla Darsena, riportando alla luce il Naviglio di San Marco e la “fossa interna”.

E da subito si può incamiciare a pensare alla grande “Milano città d’acqua”, ricostruita attraverso il riuso e/o la riapertura di molti altri canali, fossi e fiumi, ancora molti di loro esistenti ma ricoperti e tombinati nel sottosuolo.

Riaprire per godere della loro bellezza e per il prestigio che arrecherebbero all’intera città. Come avviene in tante altre città europee o del mondo.

Riaprirli per costruire una città nuova, e che guarda al futuro in modo moderno. In grado di utilizzare l’acqua per la climatizzazione degli edifici, come prima leva per abbattere l’inquinamento atmosferico, ridurre i costi e garantire importanti risparmi alle famiglie.

Riaprirli per costruire un città diversa, con meno traffico e una più efficace  organizzazione della rete dei trasporti pubblici, più aree pedonali e più verde.

Si più fare, con bassi costi, a condizione di puntare sulla “città ambientale” e sulla”città pulita”: Diversamente tutte le trasformazioni saranno decise da chi questi interessi non li ha.





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