Riaprire i Navigli
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NAVIGLI: IL PASSO DECISIVO intervista di Stefano Golfari a Roberto Biscardini su Movimenti Metropolitani

01 febbraio 2017

Nei suoi primi mesi, nel suo primo anno, un nuovo sindaco imposta i progetti più  importanti, quelli che necessitano di più tempo e più visione, i progetti dallo sguardo lungo. Ecco, nello sguardo lungo del sindaco Giuseppe Sala c’è un progetto importante che si  vede poco. Non è che non ci sia, anzi Sala scrisse addirittura un libro per promuoverlo quando ancora sindaco non era: “Milano sull’ acqua ieri oggi e domani”. E in ogni caso quel progetto ci deve essere, perché sta nel PGT e soprattutto perché ci è entrato dopo che 450.000 cittadini milanesi lo hanno scelto, votato, in un referendum popolare. Cose che non capitano tutti i giorni nella jungla di sogni e business che fanno la politica urbanistica a Milano. Però, al dunque, della Milano sull’acqua di domani si sta parlando troppo poco. Parliamone, invece, con Roberto Biscardini presidente dell’associazione “Riaprire i  Navigli”, perché ci sembra assurdo che nella fotografia di una Milano tornata dinamica e innovativa proprio quella cosa lì, che è la più grossa, sia fuori fuoco. Come mai?

Forse se ne ha un po’ paura, ma se è così è un errore: il progetto di riaprire i navigli non è né troppo difficile a farsi né troppo costoso. Parliamo di cambiare aspetto, senso, vivibilità, “Brand” a Milano con una cifra che nei calcoli della nostra Associazione si aggira sui 200 milioni e nei prospetti più ampi ed inclusivi (comprese le progettazioni, le cantierizzazioni,opere provvisionali sul traffico peraltro non necessarie, Iva, imprevisti ecc.) supera di poco i 400 milioni. Quasi una inezia rispetto alle montagne di danaro investite da gruppi privati sulle operazioni immobiliari degli ultimi anni, e nemmeno uno scoglio insormontabile se ragioniamo di investimento pubblico, o di parternariato pubblico-privato. Vanno poi valutate tutte le potenzialità “collatereali” che il progetto  della riapertura dei Navigli consente, con innovazioni che porterannno beneficio e anche utile economico alla città: ad esempio creando energia, energia idroelettrica ed energia termica tramite pompe di calore, attrattività, turismo e molto altro.

Se non fanno paura i soldi, forse allora il timore è sui tempi di realizzazione…

Ma non c’è ragione lo si può fare in poco tempo ed anche bene. . Il progetto di Riaprire i Navigli va percepito e affrontato, come lo strumento per cambiare volto alla città, con il respiro che le grandi metropoli europee danno alle strategie urbanistiche importanti: se lei cerca “London crossrail” su google arriva in un sito dove Londra spiega ai suoi cittadini a che punto stanno i lavori della “Elisabeth Line”, il nuovo treno sotterraneo che attraverserà tutta l’area urbana, per 27 chilometri, integrandosi con la rete metropolitana, i trasporti di superficie e gli aereoporti. Il progetto è stato approvato nel 2007, la costruzione è partita nel 2012 e si concluderà nel 2020. Vienna ha il suo “Step 2025” e pianifica già per il 2050, Berlino e Lione hanno steso  piani di sviluppo organico fino al 2030… E similmente Milano deve utilizzare il progetto della riapertura dei Navigli come leva lunga per lavorare sul futuro, non sul dopodomani. Bisogna avere le idee chiare e una visone lunga, ma…

Ma?

Per esempio c’è un treno che passa, e non dovremmo perderlo.

Un treno? Credevo parlassimo di acqua e battelli…

Parliamo di molte cose, e fra queste c’è anche un treno… che più propriamente è una metropolitana: la linea 4 del Metro. Per costruirla si andrà a scavare proprio sotto buona  parte del tracciato dei futuri
Navigli, sotto via Francesco Sforza, via san Damiano, via Santa Sofia, via De Amicis… Bisognerebbe cogliere l’opportunità e scavare una volta sola: la galleria per la metro è prevista a una quota più profonda rispetto ai Navigli, se riuscissimo ad aprire una parte di questi Navigli insieme ai lavori della metropolitana non chiederemmo ai cittadini di sopportare due cantieri di scavo sugli stessi luoghi in tempi diversi. Per questo se vogliamo veramente realizzare i Navigli dobbiamo chiedere alla macchina politico-amministrativa di accelerare i tempi, ora, inserendo il progetto Navigli come un elemento costante delle sue priorità. Come fatto acquisito, non più soltanto come ipotesi.

Torniamo alla macchina politico-amministrativa. Cosa occorre per metterla in moto?

Beh… innanzitutto che il sindaco Sala abbandoni l’idea di far svolgere un nuovo referendum su questo tema. Capisco che la scelta di riaprire i Navigli può apparire impegnativa per il nuovo sindaco, ma ormai la scelta è già stata fatta! E a condividerla sono stati i cittadini con il loro libero voto, non solo le autorità politiche della passata amministrazione. Viste anche le percentuali del sì del 2011 (più del 90%) si può dare per acquisito il parere positivo dei milanesi. Altrimenti che si fa, ad ogni quinquennio si rimette in gioco la questione? Infine, e questo chiude il cerchio, la cittadinanza ha eletto un sindaco che aveva espresso e ben documentato pubblicamente il suo pensiero favorevole, che oggi non nega, che si ritrova la riapertura dei Navigli già nel PGT ed è anche sindaco della Città metropolitana. Più di così… Piuttosto adesso è dalla Regione che attendiamo una presa di posizione chiara, e questo è importantissimo che avvenga. Il valore e l’effetto del progetto, infatti, è da misurarsi sulla scala regionale: la rete dei Navigli lombardi va dal Lago Maggiore e  dal Lago di Como, attraverso l’Adda e poi Milano fino a Pavia e fino al Po. Sono 140 km di corsi d’acqua che collegano scenari di straordinaria bellezza e di estremo interesse culturale, storico, ambientale. Possono essere un’importante opportunità per trasformare l’intera offerta turistica lombarda puntando sulla sostenibilità, sulla qualità, sull’approccio slow ma modernissimo ai nostri paesaggi. Visitare la Lombardia lungo i canali leonardeschi su un battello elettrico a emissioni zero fa parte di questo  scenario. E Milano con i suoi 8 chilometri di Navigli riaperti dalla Cassina de’ Pom alla Darsena e navigabili,potrà diventare la capitale di questo ampio percorso, con anche merito di aver realizzato nel suo centro storico un’opera di straordinaria bellezza che le sarà riconosciuto a livello internazionale.

Già, ma la Regione per ora sta a guardare…

Non proprio. Abbiamo avuto Maroni ospite partecipe e interessato a un convegno importante della nostra Associazione per la riapertura dei Navigli, insieme all’allora vicesindaco di Milano De Cesaris. C’è stato recentemente un ordine del giorno a favore del progetto presentato dal Consigliere Cecchetti, che è vicepresidente del Consiglio Regionale. Ma certo manca un atto amministrativo ufficiale, e questo occorre. Serve una adesione chiara e responsabile del tipo di quella fatta, per intenderci, con il Passante ferroviario: opera tutta milanese ma sostenuta e condivisa anche da Regione Lombardia, per l’evidente ricaduta positiva a vantaggio di tutti i cittadini lombardi. Lo stesso vale per i Navigli. Quello che occorre oggi è la firma bipartisan di un accordo tra Regione e Comune di Milano per affermare ufficialmente che entrambi condividono l’obiettivo della realizzazione di quest’opera. Ciò testimonierebbe, di fronte ai cittadini lombardi, che le cose importanti le sappiamo fare insieme, al di là delle differenze di schieramento politico. E poi con il lavoro di una segreteria tecnica,si darebbe all’accordo l’operatività concreta.

Ci spera?

Preferisco dire che ci credo, perché chiunque guardi a quello che sta accadendo nel mondo, nelle grandi città, e nelle aree più sviluppate, vede che ci si muove verso progetti simili. Ambientalmente simili. Con esiti di grande interesse e di grande richiamo: Vancouver, Madrid, Seul anche. E a Parigi il recupero del canale Saint-Martin ha riqualificato un’area che ora è rinomata e rianimata. Ma del resto i Navigli che sono rimasti aperti a Milano non sono già un successo? E la Darsena recuperata ne ha amplificato l’attrattività. Faccio questi esempi, rivolgendomi a chi pensa ancora che una città con meno asfalto per le automobili sia una città desertificata, dove il commercio soffre. E’ vero il contrario.

Sì, ma poi l’auto chi ce l’ha dove la mette?

Sottoterra. Cioè nei parcheggi sotterranei, non fraintenda… Non c’è proprio intenzione di  scatenare una guerra e non ce ne sarebbe motivo, perché anche per i residenti le troppe auto parcheggiate in strada sono una bruttura e un terribile fastidio e non solo nella zona dei Navigli. Vede,  il progetto si allarga,  i posti auto a Milano vanno pensati e realizzati in modo nuovo, così come attraverso i Navigli si potranno realizzare tante altre scelte strategiche. Come le dicevo all’inizio si tratta di aver voglia di riprogettare buona parte della città! Anche per ridare un senso e maggiore vivibilità ad alcune zone che sono cresciute un po’ a caso nel vorticoso sviluppo degli anni cinquanta e sessanta e anche più di recente come ad esempio nelle aree di Garibaldi-Repubblica, e lungo tutta la via Melchiorre Gioia… con in più la sfida di ridare a Milano quel primato che si conquistò in Europa già nel mille e quattrocento quando per prima inventò il sistema delle conche che la rese navigabile. E poi tutti ci copiarono, anche bene, in tante città d’Europa. Ora torneremo a creare una città nuova, non si tratta semplicemente di ripristino: l’operazione è più fine, più software che hardware, e cioè – come nel ‘400 – a contare davvero saranno le idee. Molto più dell’asfalto e del cemento…




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