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NON ABBIATE PAURA DEI NAVIGLI (RI)SCOPERTI di Andrea Cassone dal Corriere della Sera del 4 marzo 2012

04 marzo 2012

Negli ultimi anni l' architetto Roberto Biscardini ed io abbiamo lavorato a un progetto di riapertura integrale dei Navigli. Vorrei perciò commentare alcuni articoli critici apparsi di recente sul tema. Osservando quadri, stampe e fotografie dei Navigli prima della chiusura, noteremo panorami e scene di vita, lavorativa, domestica, ricreativa e sportiva; un mondo vario e ricco di possibilità. Ripensando poi a certe descrizioni dei Navigli colore del fango, maleodoranti, popolati da ratti si verrà colti dal dubbio che si tratti di due mondi diversi. Non si vuol affermare che il Naviglio non abbia avuto problemi igienico sanitari, forse li ha ancora; ma una cosa è parlare di momenti e casi di particolare inquinamento e degrado, un' altra è credere che ciò fosse la norma. Filippo Turati diede un' idea del degrado dell' acqua dei canali in una poesia, ma non disse di chiudere i Navigli. Essi sarebbero stati coperti ben prima se ci fosse stato un vero problema ambientale. Le ragioni addotte per giustificare il loro interramento sono state un pretesto per fare spazio all' automobile. I Navigli non sono mai stati delle fogne, la decisione d' interrarli è stata la manifestazione dell' incapacità di far convivere le vie d' acqua e le esigenze di una città moderna. È come se ad Amsterdam, Parigi o Strasburgo, dove di canali d' acqua all' aperto ce ne sono molti, avessero pensato di interrarli per motivi di igiene, anziché tenerli vivi e puliti, come hanno fatto. Interrandoli avrebbero alterato la natura, il genio delle loro città, cancellandone una parte di memoria. È quel che è accaduto a Milano. Milano è una città d' acqua. Occorre rendergliela, occorre reintegrare il corpo urbano con un elemento così importante per la sua identità. La paura di riaprire i Navigli è lo specchio della mancanza di fiducia nella capacità tecnica di risolvere i problemi. Se la paura è così forte viene da domandarsi perché non si proponga la chiusura dei Navigli superstiti, sebbene oggi siano una delle più frequentate attrazioni della città. Perché non chiudere la Martesana, con un addio ad alcuni fra gli angoli più romantici della città o perché non interrare la Darsena e magari anche l' Idroscalo, troppa acqua non si sa mai! Sul versante delle proposte di riapertura occorre comunque chiarirsi le idee. Ha poco senso puntare su riaperture filologiche, su riaperture posticce, non navigabili, o su canali esterni come quelli previsti per l' Expo, lontani dalla città. Il progetto di riapertura è il futuro sostenibile: reinventando i Navigli sul loro tracciato storico per riorganizzare il sistema idroviario milanese, ricollegando Adda e Ticino si favorirà il turismo e si produrrà energia. È un progetto concreto e fattibile, anche economicamente, che permetterà a architetti e ingegneri di ridisegnare la città, rimediando ai danni del passato e restituendo al cuore di Milano la sua qualità perduta, ragione della sua grande storia e futura attrattiva della metropoli globale di cui è il centro.


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