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RIAPRIRE I NAVIGLI, UNO SPAZIO PUBBLICO PER LA CITTA’ di Roberto Biscardini

16 aprile 2013

Da quando il trasporto merci è calato su quasi tutti i canali europei, e soprattutto su quelli urbani, il paesaggio di questi corsi d'acqua artificiali è notevolmente cambiato.
Pressoché intatti nella forma, questi canali hanno cambiato le loro funzioni e il loro intorno. A più di cent'anni dalla loro costruzione gli è però rimasto il fascino. L'acqua è sempre acqua e la loro fruibilità è persino aumentata.
Da beni per la produzione industriale a beni di consumo allargato, per lo svago, per lo sport, nuovi luoghi d'incontro. Nuovi luoghi e spazi pubblici.
Parlando dei Navigli milanesi che vogliamo riaprire, abbiamo nel corso di questi mesi messo in evidenza molti aspetti. Da quello infrastrutturale: la connessione tra i laghi lombardi e l'Adriatico. Abbiamo colto e descritto le grandi opportunità economiche per la città: dal turismo al commercio alla produzione di energia. Abbiamo descritto ciò che è già facilmente intuibile: gli effetti sulle possibili trasformazioni urbanistiche e sulla qualità urbana di Milano. Infine la loro attrattività e la restituzione di una identità perduta.
Poco forse si è detto del grande peso che avrebbero nella organizzazione di nuovi spazi pubblici. A partire dall'essere loro stessi, i Navigli riaperti, un grande e straordinario spazio pubblico. Uno spazio pubblico che si aggiunge e collega molti di quelli già esistenti. Uno spazio pubblico restituito e conquistato alla città, sottraendolo a usi privatistici, a partire dall'automobile: la ragione per la quale furono coperti.
Così come nella storia della città europea, le città ruotano attorno agli spazi pubblici, così Milano potrà ruotare intorno al suo Naviglio, recuperato ad uso pubblico. L'uso pubblico del tracciato, l'uso pubblico dell'acqua, delle sponde e delle sue zone circostanti. Un aspetto fin troppo sottovalutato dagli architetti e dalla politica in un momento così delicato della vita politica e sociale italiana. Conquistare oggi alla città un nuovo spazio pubblico, e di queste proporzioni, vuol dire conquistare uno spazio per la partecipazione, per l'incontro tra cittadini diversi. Vuol dire offrire nuovi spazi a tutti, indipendentemente dalla loro ricchezza o povertà. Indipendentemente da dove abitano e da dove lavorano, da quali idee hanno, indipendentemente dal loro grado di istruzione, dalla loro religione e dalle loro convinzioni.
Significa offrire un nuovo spazio, e più spazi aperti tra loro collegati, alla democrazia. Uno spazio in cui tutta la città può ritrovarsi, nuova opportunità di crescita civile. Nuovi spazi pubblici che vengono tutelati e difesi perché di tutti. Sottoposti ad un controllo democratico allargato, quindi relativamente sicuri come sono sempre stati più sicuri gli spazi pubblici aperti. Appunto partecipati.
In un momento in cui c'è anche in Europa un attacco alla nozione stessa di "pubblico" e a questa parola tendono ad essere attribuiti solo significati negativi, diventa decisivo per le nuove città occupare e reclamare nuovi spazi pubblici contro la privatizzazione della vita. Diventa decisivo recuperare spazi pubblici nella relazione tra futuro, storia e memoria.
Come si può misurare la ricchezza di un tale investimento? Come si può misurare l'importanza della sfera pubblica nella società contemporanea? Sia in termini materiali, sia come valore immateriale?
Un conto che stanno facendo quasi tutte le medie e grandi città europee. Quelle che sulla restituzione alla città di nuovi spazi pubblici stanno investendo per le future generazioni. Molte città spagnole, francesi, tedesche e da qualche anno anche alcune città di Slovenia, Albania, compresi i Paesi Baltici, e persino il Portogallo e la Romania, rischiano di batterci. Valga per tutte l'esempio della riqualificazione degli spazi pubblici nell'intorno della Ljubljanica, delle sue sponde e dei due chilometri di nuovi spazi restituiti al centro storico di Lubiana. Ognuna di queste città metterà presto sul piatto della competitività mondiale proprio la qualità di questi spazi, restituendo alla parola pubblico quel valore positivo che per secoli ha sempre avuto.
All'insegna di quel motto francese che dice: "La ville tourneé dans le space public".


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