Riaprire i Navigli
  • Home
  • L'Associazione
    • Chi siamo
    • Gli Obiettivi
    • Lo Statuto
  • Il Progetto
    • Il Nostro Progetto
    • Riapriamo i Navigli che hanno chiuso
    • Perché riaprire i Navigli
    • Articoli e Documenti
    • Studio di fattibilità del comune di Milano
    • Storia dei Navigli
    • Video
    • Rassegna stampa
    • Convegni
    • Bibliografia
    • Link
  • Eventi
  • Aderisci
  • Sostenitori
    • Le Istituzioni
    • Le Associazioni
    • Le Imprese
    • Sostenere il progetto
  • Immagini
  • Acquista i libri
    • Le Conche. Per la navigabilità dei Navigli lombardi
    • Paesaggi d'acque in Lombardia. Scritti di Carlo Cattaneo
    • RIAPRIRE I NAVIGLI! Per una nuova Milano.
      Visione, strategie, criteri
    • Riaprire i Navigli si può
    • Il Naviglio di Paderno
    • La Darsena. Dalle origini ad oggi
      Milano le sue acque e i suoi navigli
    • Ricerca Progetto Territoriale Fondazione Cariplo
    • Acquista
  • Materiali
    • Cartelletta
    • Cartoline
    • Concarte
    • Copertine libri
    • Depliant
    • La mappa
    • Locandine
    • Materiali/eventi
    • Mostra itinerante
    • Primo convegno 2013
    • Roll-Up Associazione
    • Tessera
    • Testata FaceBook
    • Volantini
  • Video
  • Forum

RIFACCIAMO MILANO CON L’ACQUA – RIAPRIRE I NAVIGLI, Milano, 15 giugno 2013, Palazzo Marino Intervento di Giorgio Goggi

15 giugno 2013

Sarebbe stato molto interessante avere con noi Alice Ingold, se non altro per approfondire il suo parere su quelli, come noi, che vogliono riaprire i Navigli.
Un parere che traspare come di simpatia ma mista a scetticismo, non a caso ci ammonisce che “avere un canale sotto casa non è la stessa cosa nel 1930 e nel 2000”.
Questo mi offre lo spunto per fare qualche riflessione critica proprio partendo dal suo libro “Negocier la ville” in cui, trattando delle vicende della copertura del Naviglio, ci offre una grande messe di documenti dell’epoca.
Questi documenti ci consentono di sfatare pregiudizi consolidati, capire molto di più sulla vicenda e trarne insegnamenti per il nostro fare.
Quando si parla della riapertura dei Navigli molti ricordano la pessime condizioni igieniche dei Navigli antichi: la puzza, le zanzare, i topi e temono che tutto questo possa tornare.
In realtà incorrono in un curioso effetto di deformazione della prospettiva storica.
Infatti, questo era vero fino agli anni ’80 dell’Ottocento, quando sui canali sboccavano scarichi fognari abusivi e l’insabbiamento del fondo creava ristagni d’acqua; ma dal 1885 al 1892 il Genio Civile aveva provveduto a cementare il fondo dei canali, ristabilendo le pendenze, e tutti gli scarichi erano stati ricondotti in fognatura.
Quando si decise di coprirli, i Navigli erano percorsi da acqua limpida e corrente, non a caso la Ingold definisce quello della copertura come un “progetto anacronistico”.
Tuttavia il regime, che voleva coprire i Navigli ad ogni costo (si pensi che i lavori iniziarono un anno prima della dichiarazione di pubblica utilità), per giustificarne la necessità, usava ed abusava dei supposti problemi igienici e sanitari con una propaganda pressante, cui pochi si opposero a quel tempo e che -purtroppo- mostra i suoi effetti anche oggi.
Ma Ingold ci dice anche che noi vediamo oggi il dissenso di allora nei confronti della copertura dei Navigli attraverso uno “specchio deformante”.
Infatti il consenso verso la copertura era molto più largo di quanto ora siamo disposti a credere.
Esisteva un “Comitato pro-copertura” costituito nel 1925 ad opera di ingegneri e proprietari fondiari, comitato che era in grado di proporre i propri progetti anche in alternativa a quelli della Municipalità.
Le voci di chi si opponeva, come il gruppo di cittadini rappresentati dall’ing. Bay autore di una petizione per il mantenimento -parziale- della fossa interna, sembra fossero piuttosto isolate. Anche in seno alla Commissione Edilizia l’unico che votò contro la copertura fu il pittore Carlo Carrà, gli atri membri, architetti come Arpago Novello, Calzecchi, Portaluppi e lo scultore Wildt, erano a favore di una chiusura parziale o graduale, ma non contrari.
Anche gli oppositori del progetto pensavano che il mantenimento di tutti i canali fosse impossibile e premevano per conservarne solo alcuni tratti.
Ingold parla di “fallimento della comunità urbana di difendere l’immagine simbolica della città”. Ed è questo il punto: il problema del Naviglio era visto allora non sotto l’aspetto simbolico e architettonico, ma sotto l’aspetto patrimoniale.
I Navigli, non più necessari per la navigazione, erano un patrimonio pubblico che doveva essere sfruttato, messo a reddito. Le proprietà immobiliari frontiste erano anch’esse un patrimonio -privato- suscettibile di un cospicuo incremento di valore con l’eliminazione dei canali.
Peraltro, la totale mancanza di prese di posizione degli utenti dei canali dimostra che la loro utilizzazione pratica era ormai pienamente declinata, restava quindi solo l’aspetto patrimoniale.
Sul piano simbolico, la debole percezione che i milanesi avevano del paesaggio urbano, e della sua immagine, fu battuta da un’altra visione opposta e vincente: una visione ingannevole, ma proiettata verso il futuro.
Questa la visione prospettata dal regime: una larga strada per il transito dei mezzi motorizzati, simbolo di modernità, di velocità, di movimento, di sviluppo economico. Così la forza simbolica di un’effimera modernità s’impose sull’immagine identitaria della città. Una visione quasi futurista cui ben pochi seppero resistere. (Si accorsero subito dopo che il rumore del traffico superava qualsiasi inconveniente causato dai Navigli, ma era troppo tardi).
Gli interessi immobiliari supportarono validamente questa visione e, quando fu consentita l’urbanizzazione dei giardini, anche i pochi contrari trovarono concreti motivi per desistere.
Come può essere vincente oggi la nostra volontà di riaprire i Navigli?
La vicenda passata ci mostra che una visione in cui i cittadini si riconoscano -come fu anche quella sbagliata imposta dal fascismo a Milano- è più potente dei motivi utilitari ed anche di quelli culturali.
Ed è soprattutto una visione quella che noi vogliamo proporre con la riapertura: una visione proiettata verso il futuro.
Un visione non effimera, non nostalgica, che non proponga un progetto anacronistico, ma che promuova un nuovo modo di vivere la città in cui i milanesi si riconoscano, nuovo sviluppo, nuove opportunità.
Sappiamo bene che non possiamo pensare di ricostruire la Milano ottocentesca dei Navigli, fatta salva la necessità di restaurare i monumenti, quindi dobbiamo pensare alla nuova forma che vogliamo dare alla città degli anni a venire.
Il contesto della riapertura oggi non è “ricostruire”, bensì “costruire” nuovo paesaggio per Milano e opportunità di nuovo sviluppo per la città.
Solo costruendo responsabilmente e coraggiosamente nuovo paesaggio e trasformando la città potremo avviare un circolo virtuoso che proietti Milano su nuovi mercati (per esempio verso il mercato mondiale del tempo libero cui ci può far accedere il sistema regionale dei canali e di tutto quanto vi sarà connesso).
Dobbiamo produrre una nuova forma che migliori la qualità della vita dei cittadini e che poggi su una solida immagine simbolica del paesaggio.
Insieme al nuovo paesaggio dobbiamo pensare nuove attività, nuove funzioni. Anche nuovi tipi di sfruttamento utilitario dell’acqua: per i trasporti turistici, per la produzione energetica, per l’equilibrio idraulico del bacino milanese, oggi molto fragile.
Anche gli interessi immobiliari giocheranno a favore della città nel suo complesso, lungo il canale gli immobili si rivaluteranno, dando un poco di respiro ad un mercato oggi stagnante. Si verificherà inoltre quello che ognuno può vedere sui tracciati delle nuove metropolitane o nelle zone pedonalizzate, il maggior valore acquistato dagli immobili viene trasferito in riqualificazione e rinnovo degli stessi e delle attività commerciali presenti e, quindi, in miglioramento del paesaggio urbano.
Se riusciremo a fare questo, i Navigli rivivranno e non solo a Milano, ma su tutta la rete idroviaria lombarda che verrà finalmente riconnessa. Avere un canale in città non sarà la stessa cosa del 1930, ma sarà comunque molto meglio per Milano e per i suoi cittadini.
 


Cerca

Iscriviti alla newsletter
Risultati del Bando di Concorso internazionale di Architettura

Ecco i risultati del Bando di Concorso internazionale di Architettura promosso dalla nostra Associazione con il supporto tecnico di Primitivo Studio

Le Conche. Per la navigabilità dei Navigli lombardi

ACQUISTA ORA

Presentazione FAC ARCHITETTURA Apri il PowerPoint
Cariplo

DOCUMENTI

Workshop

Relazioni

Incontro con i giornalisti
Articoli e documenti sui Navigli
5x1000

Aderisci all'associazione e ricevi la tessera

Tessera ARN definitiva

Video

Presentazione del libro "Le Conche", presso la Libreria Bocca di Milano - 01 dicembre 2021


Intervista a Renato Mannheimer - da UCapital24 26 novembre 2021


Archivio video

Social

Contatti

Associazione Riaprire i Navigli

Viale Monza, 170 - 20127 Milano
Telefono: 0220240585
Fax: 0229417717
Email: info@riaprireinavigli.it

© 2017 Associazione Riaprire i Navigli - P.IVA 08093690967 - C.F. 97631960156 - Privacy

Italia Multimedia - Web Agency Milano