Riaprire i Navigli
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SALA ACCELERA SUL SUO VECCHIO “PALLINO”: ECCO IN CHE MODO di Giovanni Seu da MiTomorrow del 5 aprile 2018

05 aprile 2018

Dopo il voto (politiche e regionali) del 4 marzo scorso il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha chiesto un’accelerazione per i prossimi tre anni di amministrazione.
Piano periferie, sicurezza, M4 sono gli impegni su cui si dovranno produrre risultati entro la prima metà del 2021.
Resta un quarto obiettivo, il più affascinante, un vero pallino del sindaco che l’ha voluto con forza nel programma elettorale del 2016: la riapertura dei Navigli.
Accantonato il referendum si procederà con una consultazione con i cittadini con l’obiettivo di fare partire i cantieri entro il mandato.

I NUMERI • In totale sono 7,7 i chilometri cittadini di canali che potrebbero essere riaperti, per intenderci sono quelli che collegherebbero la Martesana, o meglio Cassina De Pomm, con la Darsena.
Al momento, però, l’obiettivo è di completare “solo” due chilometri entro il 2022. Un ragionamento sui costi ha spinto Palazzo Marino a sposare questo piano ridotto che prevede la riapertura di cinque canali: una volta finiti, sarà la nuova amministrazione comunale a decidere se proseguire e con quali modalità.

IL PIANO • Preliminare alla costruzione dei cinque tratti è la ricostituzione dell’antica connessione idraulica della città, attraverso tubazioni, per ricollegare le acque del Naviglio Martesana con la Darsena, la Vettabbia e il sistema dei canali irrigui del Sud Milano.
I lavori coinvolgeranno sia micro cantieri sia interventi a cielo aperto, si utilizzeranno parte dei cantieri già in corso per la M4 per il terzo e quarto tratto per cercare di ridurre le difficoltà.

PRO E CONTRO • I sostenitori ritengono che il progetto può essere una leva formidabile per consolidare il rilancio di Milano, delle sue condizioni di vita e della sua immagine, anche dal punto di vista turistico, attraverso la formazione di una via d’acqua dal lago Maggiore all’Adriatico con la riscoperta della Darsena come porto della città.
Non mancano, però, gli oppositori, che hanno trovato nell’esponente di Forza Italia Fabrizio De Pasquale il rappresentante più deciso.
Secondo il consigliere comunale con 150 milioni si potrebbero fare spese di cui la città ha più bisogno, come realizzare il progetto del nuovo parco Forlanini o ristrutturare case e scuole.
I cantieri, inoltre, provocherebbero gravi disagi alla circolazione cambiando la mobilità del centro e la vita della città in generale.

TUTTO CHIUSO DA QUASI 90 ANNI
Le prime operazioni di idraulica risalgono al periodo romano: nell’attuale via Larga, a causa di una depressione naturale, il fiume Seveso un tempo formava un ampio bacino dove sarebbe stato costruito il primo porto fluviale di Milano, che era in comunicazione, tramite la Vettabbia, con il Lambro, il Po e quindi il mare.
La Cerchia dei Navigli, il raccordo del sistema dei Navigli, venne realizzata come fossato difensivo delle mura medievali a partire dal 1156 e trasformato in Naviglio nella sua parte sud-est tra il 1387 e il 1496 grazie ai lavori di canalizzazione e ampliamento voluti dai Visconti e dagli Sforza.
Il tracciato corrispondeva alle attuali vie Fatebenefratelli, Senato, San Damiano, Visconti di Modrone, Francesco Sforza, Santa Sofia, Molino delle Armi, De Amicis, Carducci, piazza Castello e via Pontaccio.
È stato completamente interrata con il Piano Beruto, il primo piano regolatore di Milano, a partire dal 16 marzo 1929 con i lavori che si sono conclusi nell'anno successivo. La ragione? I Navigli erano diventati malsani.

L’ASSESSORE LIPPARINI ANNUNCIA IL COINVOLGIMENTO DELLA CITTADINANZA «CI SARÀ MODO DI AVERE VOCE IN CAPITOLO»
Lorenzo Lipparini, assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data, sta seguendo con attenzione questa fase di consultazione con i milanesi sulla riapertura dei Navigli.
A
Mi-Tomorrow spiega quale impatto avranno sui lavori gli orientamenti raccolti e quale significato avrà l’intera opera sul futuro della città.

L’ipotesi referendum è ormai tramontata?
«Avevamo pensato di accorparlo con le elezioni dello scorso 4 marzo con un Election Day. Abbiamo scritto al Ministro degli Interni ma l’operazione, che doveva coinvolgere anche la Regione si è rivelata troppo complicata».

Svolgerlo in altra data?
«Organizzare un referendum costa 4,5 milioni, ad ogni modo ricordo che su questo tema se n’è già svolto uno nel 2011».

Come sarà organizzata la consultazione?
«In tre fasi, come stabilito dall’ordine del giorno approvato lo scorso 26 marzo in Consiglio comunale. Ci sarà innanzitutto la pubblicazione dei documenti, poi i sopralluoghi e le assemblee con i cittadini quindi, dopo l’estate, si farà un sunto di quanto emerso».

La decisione sulla riapertura dei Navigli non sarà in discussione.
«Non è in discussione se facciamo o no l’opera, ma come la facciamo: discuteremo le tempistiche, le fasi, gli interventi, la strategia, ci sarà la massima attenzione anche sui dettagli.
Per chi vuole c’è l’opportunità di avere voce in capitolo».

Quando sarà aperto il primo cantiere?
«Per la fine di questo mandato, nel 2021».

Cosa si farà nel frattempo?
«Il progetto di fattibilità tecnica e economica deve essere sviluppato in esecutivo, si dovranno decidere le tempistiche e gli interventi.
Il primo passo riguarda la riattivazione idraulica e le messa in sicurezza delle acque».

Il secondo?
«Il progetto elaborato da Mm prevede la costruzione di cinque segmenti, cinque tratti di riattivazione delle acque, partendo dalla Martesana per arrivare alla Darsena».

Parliamo dei costi.
«L’attivazione dei cinque segmenti, che rappresenta un terzo dell’opera, costa 150 milioni. Tutta l’opera costa 400 milioni».

È possibile stabilire una data di fine della prima fase?
«Devono essere fatte delle scelte ingegneristiche sul cui merito io non entro, è certo che queste scelte dovranno essere confrontate con i cittadini: ci sarà una sinergia con Mm».

I cittadini potranno influire sull’organizzazione dei cantieri?
«Decideremo assolutamente con loro le soluzioni migliori per attenuare il più possibile i disagi che derivano dalla creazione dei cantieri».

Cosa cambierà con la riapertura dei Navigli?
«Questo progetto va in direzione di uno sviluppo sostenibile e di qualità ambientale.
Non è soltanto un grande intervento di idraulica ma riveste un grande carattere estetico, un valore aggiunto in termini di bellezza per la città».

Avrà ricadute anche sul piano sociale?
«Certo, metterà in connessione le periferie con il centro».






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