Riaprire i Navigli
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Sulla connessione idraulica dalla Martesana alla Darsena e sulla proposta di riapertura per parti della fossa interna del Naviglio.

27 gennaio 2016

Sulla connessione idraulica dalla Martesana alla Darsena e sulla proposta di riapertura per parti della fossa interna del Naviglio.
Documento dell’ Associazione Riaprire i Navigli
Nei giorni scorsi i giornali hanno dato notizia della proposta di realizzare la continuità idraulica dei Navigli mediante l’inserimento di una conduttura sotterranea che porti l’acqua dalla Martesana (con o senza la separazione Martesana/Seveso) verso la Darsena e la Vettabbia.
La proposta sarebbe volta a realizzare due obiettivi:
·           portare acqua alla Darsena e rimpinguare la portata idrica della Vettabbia e le disponibilità irrigue per il Sud Milano;
·           consentire l’apertura per parti della fossa interna come prima fase della riapertura completa dei Navigli.
Due obiettivi diversi e per certi versi persino contrastanti con quello per noi assolutamente principale di riaprire in tempi rapidi i Navigli a Milano espressione di una strategia precisa:
·         riaprire nei tempi brevi gli otto kilometri di Navigli dalla Cassina de’ Pomm alla Darsena lungo il loro tracciato originario come parte del progetto più generale di riqualificazione e rifunzionalizzazione della rete dei Navigli Lombardi, finalizzato al ripristino della navigabilità dell’intera rete e per la costruzione di un nuovo paesaggio urbano per Milano Città d’Acqua.
Sulla base di queste premesse, esistono forti dubbi che, volendo giungere alla completa riapertura dei Navigli, come si propone la nostra Associazione, si debba realizzare una connessione idraulica sotterranea che non farebbe altro che dilazionare nel tempo il progetto principale di riapertura dei Navigli con un evidente e ingiustificato incremento dei costi complessivi.
1. Tempi e costi
L’inserimento di una conduttura all’interno della fossa interna, attualmente riempita di inerti o nella galleria della M4 (almeno nella parte dove la M4 corre sotto la cerchia dei Navigli), è cosa diversa dalla riapertura dei Navigli e non sembra essere un’opera né veloce né di costo molto ridotto.
Peraltro i lavori della M4 sono calendarizzati dal 2015 al 2022, quindi questa connessione dovrebbe essere realizzata per quella data, addirittura un tempo più lungo di quello necessario per la realizzazione dell’intero progetto di riapertura dei Navigli se partisse contestualmente.
Inoltre se si volessero inserire nella conduttura solo le acque della Martesana, sarà necessario realizzare fin da subito l’opera più impegnativa per la riapertura dei Navigli, ovvero la separazione Martesana/Seveso.
Inoltre, se l’Amministrazione vorrà riaprire veramente l’intera fossa interna, le risorse spese per la posa della conduttura saranno risorse totalmente perse.
Paradossalmente quindi, il progetto della connessione idraulica sotterranea avrebbe senso economico solo se si pensasse di rimandare di molto (ed anche sine die) la riapertura della fossa.
Questo è l’esatto contrario dello scopo della nostra associazione.
2. Disagi
Se invece si volesse realizzare la connessione idraulica solamente con il sistema dello “spingi tubo” all’interno della fossa esistente, sarebbe necessario impiantare una serie di cantieri in città.
Questo comporterebbe disagi per gli utenti e potrebbe comportare una ragionevole reazione dei cittadini che si troverebbero a subire dei disagi per un’opera che non produrrebbe nulla di visibile, perdendo per giunta l’obiettivo della riapertura dei Navigli.
Diversamente è più facile difendere la riapertura completa della fossa interna, anche a fronte di eventuali disagi, perché su questi prevarrebbe la prospettiva di avere una grande opera, voluta da un referendum, che restituirebbe alla città una diversa qualità ambientale e paesaggistica.
3. Difficoltà di cantiere
Il modo più razionale che noi proponiamo per organizzare il cantiere della riapertura della fossa interna consiste nel mettere in atto preventivamente il nuovo schema di traffico della cerchia dei Navigli, in modo che i lavori nella parte occupata dal canale non creino disagio alla circolazione, potendo questa già contare su nuovi percorsi e su incrementi di capacità realizzati sulla cerchia dei Bastioni.
(Lo schema è già stato verificato dall’AMAT nel corso dell’elaborazione del PUMS).
Inoltre, i lavori da San Marco alla Darsena (il tratto di via Melchiorre Gioia è da considerare un lotto a parte) dovrebbero procedere da nord a sud in un'unica soluzione per consentire l’evacuazione dello smarino (ovvero dei detriti di scavo) a monte, con nastro trasportatore lungo il canale riaperto, senza utilizzare il trasporto con autocarri e quindi ridurre di molto i disagi per i cittadini.
La posa della conduttura per la continuità idraulica viceversa, non potrebbe avvenire all’interno dell’alveo del vecchio naviglio perché una soluzione di questo genere intralcerebbe i futuri lavori di riapertura (scavo e sistema di smaltimento dello smarino), a meno che non venga preventivamente demolita o smontata (altra duplicazione di costi).
4. Riaperture parziali
Le parziali riaperture di tratti dei Navigli, attraverso l’acqua prelevata dalla conduttura sotterranea, vengono indicate come l’obiettivo da raggiungere con questa soluzione. Sarebbe per esempio possibile riaprire la Conca dell’Incoronata, la conca di Viarenna e la parte della fossa prospiciente la Ca’ Granda.
Questo obiettivo è profondamente diverso dal progetto generale della riapertura dei Navigli: queste parti non riconnetterebbero la grande rete canalizia lombarda ora interrotta dalla chiusura della fossa interna, non garantirebbero la navigazione, non porterebbero alcun vantaggio sistemico ed economico, sarebbero dunque poco più che affascinanti “piscine” dimostrative degli antichi fasti dei Navigli (peraltro la riapertura della Conca di Viarenna e dell’Incoronata non avrebbero bisogno di una intera conduttura sotterranea per essere riaperte).
Sarebbero quindi manifestazione di quella riapertura “antiquaria” rigettata dalla nostra associazione che, con i Navigli, vuole costruire nuovo paesaggio e nuova economia per la Milano di domani, non solo ripercorrerne le passate memorie.
In questo senso la riapertura per parti della fossa interna rischierebbe di essere il “cavallo di Troia” per non fare il vero progetto di riapertura dei Navigli.
5. Una proposta concreta
Di fronte al fatto che i lavori della M4, sotto la cerchia dei Navigli, sono calendarizzati fino al 2022, per un tempo superiore a quello tecnicamente necessario per la riapertura dei Navigli, perché non realizzare contemporaneamente entrambe le opere, con vantaggio di tempi, di costi e con minori disagi per i cittadini?
I cantieri occuperebbero le stesse aree della città, i disagi da loro creati si verificherebbe una volta sola.
In questo caso si potrebbe utilizzare lo stesso nastro trasportatore per lo smaltimento dello smarino dello scavo della metropolitana verso Forlanini anche per lo smaltimento di quello dello scavo dei Navigli, con notevoli vantaggi economici generali.
Peraltro, il materiale con il quale furono riempiti i Navigli (ghiaia e sabbia), è un materiale pregiato che potrebbe essere utilizzato (venduto) come inerte per la costruzione della M4 o per altre opere.
L’effetto fantastico di realizzare contestualmente l’apertura della M4 e la Riapertura dei Navigli consentirebbe ai milanesi di riscoprire, attraverso l’insieme di queste due grandi opere, il nuovo ambiente del centro di Milano, sia in termini di accessibilità che di paesaggio.
A questo proposito, la cosa urgente da fare è verificare, così come abbiamo sempre proposto, la possibilità di realizzare la riapertura dei Navigli in project financing, contestualmente (o almeno in parte) alla costruzione della M4. Per questo si individui presto un concessionario tramite gara europea e si inizino i lavori.
La città scoprirà nuove risorse, ambientali, paesaggistiche, di qualità della vita ma, anche e soprattutto, economiche.





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