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UN DOCUMENTO DEI CITTADINI SULLA SITUAZIONE DEI QUARTIERI DEI NAVIGLI.

21 luglio 2014

Gentili Destinatari della seguente lettera,
Stiamo seguendo i lavori di risistemazione della Darsena e sempre più abbiamo la sensazione che si stia perdendo il senso dell’identità di questo luogo di cui vorremmo che si salvasse la memoria. Troppo poco, però, rimane di quello che può dare il senso di ciò che è stato e della sua importanza nei secoli.
Il progetto che si sta realizzando mostra le caratteristiche di uno spazio finalizzato solo a scopi commerciali e d’intrattenimento in cui però il senso della cultura, del tempo e della storia non sono più presenti. Avevamo chiesto che parte dei bastioni fosse recuperata ed esposta, ma a oggi vediamo una spianata di terra che ricopre il tutto e una grande struttura, il mercato, che s’impone con le sue dimensioni all’interno del bacino d’acqua.
Vi segnaliamo i commenti e le osservazioni che abbiamo raccolto dai cittadini presenti durante i lavori dell’assemblea pubblica del 23 Maggio 2014:

1        Viene contestato il fatto che, per quanto riguarda la destinazione di questo quartiere da sempre a prevalenza residenziale, le scelte decisionali siano state affidate all’Assessorato al Commercio, come unico titolare e referente, senza che l’Amministrazione, nel suo insieme istituzionale, sia intervenuta a tutelarne la vivibilità e a preservarne i requisiti propri della residenza.
È richiamata la necessità che siano tenuti presenti i diritti dei cittadini e le loro denunce contro la rumorosità dei locali.
2        Con il richiamo alla Convenzione di Aharus, recepita dall’Italia e presente nel nostro
ordinamento legislativo, è manifestata la necessità della sua applicazione là dove prevede il diritto di accesso alle informazioni riguardo a proposte di progetti d’interesse pubblico che incidono sulla trasformazione del territorio, prima ancora di una loro stesura ancorché di massima, e la necessità della partecipazione pubblica al processo decisionale. Come già accade negli altri paesi europei.
Di conseguenza, è richiamata l’esigenza di un’integrazione, in tal senso, allo Statuto del Comune di Milano.
3        Viene considerato il progetto della riqualificazione della Darsena come frutto di opportunismo e di conformismo.  L’Amministrazione comunale non ha coinvolto i cittadini in un confronto sul progetto e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici non pare, in quest’occasione, abbia adempiuto sino in fondo il suo ruolo istituzionale di tutela e di valorizzazione del bene storico pubblico, in particolare riguardo alla configurazione del bacino acqueo, gravemente compromesso dall’invadenza del mercato, i seicenteschi Bastioni spagnoli definitivamente interrati, le ottocentesche sponde in muratura e l’assito ligneo, che dal 1439 giace sul fondo delle acque, ma si è ritratta come davanti a pressioni di natura diversa da interessi di valorizzazione del monumento. Pertanto, connaturate al progetto in via di realizzazione, rimarranno anche le seguenti domande all’Amministrazione pubblica: per quali motivi sono state fatte queste scelte che snaturano e non valorizzano il patrimonio storico della città?
4         Sono denunciate le barriere architettoniche presenti nei percorsi pedonali che circondano il cantiere e che ne impediscono l’uso in sicurezza da parte di chi ha difficoltà di deambulazione, dei disabili e delle carrozzine. Si denunciano anche i pericoli dovuti al loro uso promiscuo di pedoni, moto e biciclette.  

Da parte nostra abbiamo riferito ai cittadini del nostro incontro con la Dott.ssa Anna Maria Fedeli, responsabile, per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici, del loro intervento di tutela sulla Darsena, e abbiamo riportato l’attenzione con la quale la Soprintendenza segue i lavori affinché siano preservati al massimo i reperti archeologici esistenti. Si fa cenno anche ai problemi legati all’insufficienza dei fondi destinati al recupero dei beni storici e alla mancanza di tempo utile per la realizzazione di un progetto di valorizzazione dei reperti, così come ci era stato riferito anche dal Direttore dei lavori Ing. Pasquale Frezza.
La sensazione finale che si ricava dal progetto è, quindi, quella di una disarmonia complessiva che non coniuga la storica configurazione del bacino della Darsena con i reperti archeologici ritrovati e non li restituisce in una composizione che ne valorizzi storia e paesaggio, ma, al contrario, lo aggredisce e lo squilibra con elementi estranei e invadenti come l’imponente mercato posato dentro l’acqua e il superfluo ponte che tagliando l’orizzonte diminuisce visivamente l’ampiezza stessa del bacino.
Poco spazio è stato dato alle aspettative e alle richieste di chi sperava di far rivivere in modo più appropriato l’originario spirito di un luogo per cui i cittadini di Milano si sono spesi negli anni scorsi affinché non fosse deturpato da un parcheggio sotterraneo.
Queste sensazioni sono accompagnate dalla certezza che non c’è,tra residenti e Amministrazione, una consonanza d’intenti riguardo questo quartiere, destinato da circa 30 anni a soddisfare interessi puramente economici, a diventare un unico territorio destinato all’intrattenimento notturno, dimenticando che in questo quartiere risiedono persone di tutte le età che non riescono a viverlo secondo le loro umane esigenze. Un quartiere “è di chi lo vive” ma il quartiere dei Navigli è vissuto per 24 ore da chi vi risiede e solo per un quarto delle 24 ore, giorno e notte compresi, da chi viene per ristorarsi nei locali. Allora a quali esigenze deve rispondere questo quartiere?
E se ci permettiamo di chiedere uno spazio pubblico aperto a tutti e ai bisogni sociali, come una biblioteca, si risponde che mancano i soldi, quindi, un edificio salvato dalla demolizione non dalla volontà degli amministratori, ma dalla determinazione dei cittadini, sarà destinato a ospitare in modo discontinuo manifestazioni ed esposizioni o attività che non potranno essere condivise da tutti.
Per l’ennesima volta ci chiediamo se l’ascolto e la disponibilità a far partecipare i cittadini siano sempre presenti in tutte le trasformazioni che riguardano parti significative della città o siano limitati ad alcuni casi rarissimi.
Erano stati promessi “open days “ aperti al pubblico per visitare i cantieri.  E’ stata solo predisposta una visita a seguito della denuncia di residenti sui problemi determinati dal cantiere di P.za XXIV Maggio, ma nient’altro.
E cosa dire della struttura prefabbricata per ospitare l’Info-point circondata da un improbabile prato finto? Ci auguriamo solo che sia rimossa al più presto alla fine dei lavori.
Chiediamo che il rispetto e l’ascolto che giustamente le istituzioni pretendono dai cittadini sia corrisposto da altrettanta volontà di mettere al primo piano le esigenze e le richieste che provengono dai quartieri.
Rimaniamo in attesa come cittadini di risposte.

Cordiali saluti





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