DAL RECOVERY AL PROGETTO DI ARCHITETTURA di Roberto Biscardini del 2 dicembre 2020

02 dicembre 2020

La grande opportunità del Recovery Plan ha riaperto con maggiore concretezza il tema della riapertura dei Navigli a Milano.
Si è mossa per prima la Città Metropolitana, il Comune di Milano pare che stia valutando l’opportunità di chiedere al Governo le risorse per la riapertura degli otto chilometri in Milano, la Regione ha votato una risoluzione in tal senso.
Si apre quindi la possibilità di passare dalle parole ai progetti e dai progetti ai fatti.
Il primo livello è raccogliere la documentazione con gli elementi di prefattibilità finanziaria per garantire la navigabilità dei navigli esterni a Milano.
Il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese, il Martesana e il Naviglio di Paderno.
Il secondo livello è raccogliere tutti gli elementi di prefattibilità tecnica e finanziaria per il tratto di naviglio dalla Cassina de’ Pomm alla Darsena.
E un’accelerazione nella programmazione degli interventi accelera il problema fondamentale, soprattutto per Milano, di collocare la riapertura dei Navigli nel quadro più generale della progettazione di nuovi spazi urbani.
Una progettazione dell’architettura dei Navigli che deve andare ben oltre il livello dell’ingegneria idraulica.
Riaprire i Navigli significa ripensare una nuova Milano, come espressione di qualità ambientale e sociale.
Un grande progetto ambientale che, partendo dall’acqua dei Navigli, la Milano città d’acqua, deve coinvolgere tutta la città promuovendo soluzioni innovative e creative.
La riapertura dei Navigli a Milano non ha mai voluto essere la riproposizione dei Navigli ottocenteschi che non ci sono più, ma nemmeno la banale ricostruzione ingegneristica di un semplice canale dentro la città.